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mercoledì 5 dicembre 2012

Nuovi suggerimenti da Amazon

Ricevuti da Amazon questi suggerimenti per il formato kindle:


Un romanzo ucronico ambientato nell'Italia del secondo dopoguerra.
È il 1 Maggio 1950 e i sovietici, partendo dalle basi in Veneto e Friuli, oltrepassano il Po scatenando una nuova guerra. In un mondo diverso ma per certi versi simile a quello in cui viviamo, il secondo conflitto mondiale ha portato alla spartizione dell’Italia: al nord dominano la Repubblica Democratica guidata da Togliatti e Nenni, al sud il Regno di Umberto II vive una seconda giovinezza grazie all’aiuto degli americani. Su tutto questo incombe l’ombra minacciosa di un conflitto devastante tra le due superpotenze che potrebbe trasformare l’Italia in un campo di battaglia e quella più sottile, ma non meno pericolosa, del ritorno del fascismo con tutte le sue tragiche conseguenze.



Le storie di quei soldati italiani che esiliati in Sudafrica ritrovarono la dignità nel campo sperduto di Zonderwater. Una storia dimenticata della seconda guerra mondiale.



Il confine orientale può essere considerato come uno spazio in cui per secoli si sono intrecciate e sovrapposte molteplici frontiere, di natura politica, culturale, religiosa e infine nazionale. Un luogo non solo fisico, in quanto parte dell’Adriatico e in sostanza limine fra la penisola italiana e quella balcanica, ma anche cesura tra l’Europa occidentale e quella orientale in senso generico. Proprio in quanto superficie di rottura, il confine orientale rimane certamente un nodo caratteristico nella storia d’Italia. Collocato geograficamente dalle sponde del fiume Isonzo alla displuviale alpina orientale, racchiude il Carso (triestino e goriziano) e la penisola istriana sino a Fiume e al litorale dalmata con i suoi arcipelaghi di isole fino a Cattaro.

In esatta sintonia con i numerosi contrasti confinari avvenuti in Europa fra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX, la storia del confine orientale italiano perdura come tentativo emblematico di fissare all’interno di una regione multiforme ed eterogenea per vicende e popoli una frontiera egemonica. Limite mutevole perché sempre fissato su termini ideologici e proprio per questo di perpetua ardua demarcazione.

Nel più generale panorama storiografico sulla questione, il volume intende porsi quale strumento accessibile anche a un pubblico non specialistico interessato alle tematiche istriano-dalmate. Dalla pace di Campoformio ai fermenti irredentisti di fine Ottocento, dalle rivendicazioni seguite alla Grande guerra sino alla politica fascista e all’esodo giuliano, il saggio approfondisce lo scenario diplomatico internazionale con le sue implicazioni - prima e dopo - la Seconda guerra mondiale per seguire (grazie a una ricca messe di riferimenti bibliografici italiani e stranieri) l’evolversi delle contese per la definizione confinaria. L’autore considera i molti aspetti endogeni ed esogeni in costante azione nell’area considerata, giungendo all’epoca più recente, dopo la crisi della Jugoslavia, ed esaminando i rapporti con l’Unione europea, la cooperazione interstatale e la politica culturale in atto fra Italia, Slovenia e Croazia.



Prosecuzione ideale di Stalingrado, quest'opera racconta un altro assedio: la battaglia casa per casa con la quale l'Armata Rossa conquistò Berlino nel maggio del 1945, ponendo fine alla guerra in Europa. Il racconto, corredato da un ricco apparato illustrativo e cartografico, non si limita all'epilogo, ma abbraccia per intero gli ultimi mesi del conflitto, decisivi e atroci: l'avanzata sovietica e la resistenza accanita delle forze tedesche; la tragedia dei profughi della Prussia orientale; la vendetta dei sovietici in risposta alle atrocità commesse dai nazisti quando occupavano buona parte della Russia; il delirio di Hitler nel bunker in attesa di un miracolo che rovesciasse all'improvviso le sorti della guerra; la rivalità fra gli Alleati; i suicidi e le fughe misteriose dei gerarchi nazisti. Questa tragica vicenda viene rivista alla luce dei nuovi documenti emersi dagli archivi (soprattutto russi, ma anche tedeschi, americani, inglesi francesi e svedesi) e delle molte interviste con i soldati e i civili di entrambi i fronti. Grazie alle sue straordinarie doti di narratore, Antony Beevor riesce a ricostruire gli atti, i pensieri, le scelte dei capi politici e militari e la vita quotidiana, l'odio e il terrore, gli stupri, la violenza disumana e la follia della guerra.





La minuziosa cronaca dell'esperienza di guerra di un soldato del Regio Esercito, che nel corso del primo conflitto mondiale riportò quotidianamente gli eventi ai quali assistette in prima persona. Documento di notevole intensità drammatica.




Dal 1940 al 1943 le acque dell'Atlantico furono il teatro di una delle battaglie più lunghe e sanguinose della Seconda guerra mondiale, che vide scontrarsi gli U-boote tedeschi con la flotta e l'aviazione alleate...

giovedì 23 agosto 2012

Turni finali al PBEM di CMBN

Alla fine ho perso malamente anche se almeno il Priest l'ho fatto fuori. Il mio avversario ha fatto delle considerazioni interessanti sulla tattica da impiegare sia per il primo che per il secondo game che sto giocando; le riporto qui nel caso le si voglia discutere o le si voglia provare ad applicare:

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The hardest lesson I'm trying to learn in this game is pacing. 
It's should be played at a much slower pace than I tend to play it myself and I think it's the most common mistake of most players.

Once you reach the point where contact with the enemy is imminent slow down everything you want to do. 
Unless a unit is dangerously exposed make sure your troops stop regularly and spend who turns doing nothing. 
This give them a chance to spend time spotting for the enemy, gathering intelligence and finding the enemy for you, it also keeps their fatigue level lower, which is important to their combat effectiveness, tired troops are disadvantaged. If a unit is still for a turn or two it will notice things it wont notice if it's moving. 
Take the time to set a firebase and then split off scouts and 'hunt' or 'slow' move them forward to find the enemy. 
Even with scouts, leave them still every second turn or so, I and most player make the mistake of thinking that every unit has to be 'doing' something every turn.
It's the most basic mistake that I make every game.
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I think you're problem in the second game has been that your troops were extremely spread out in the town. Which meant that I could take care of each small element in turn with overwhelming firepower.

Of course you do need 'depth' in defence, but what you need is a series ambush and retreat.
There are so many houses, it's impossible for me to know where your troops are if you have them 'hidden' most of the time. 
Set one small scout group in locate and identify my advancing troops, but not engage. At the appropriate time have the 'hidden' units come out of hiding, attack with everything they have at close range for a turn or two, then retreat to a preplanned second line, go back into hiding and await another ambush. Don't have long drawn out fights, hit and run, defence is about attrition.

Also I spent quite a long time carefully probing the forests and buildings around the town. Your entire force seemed to be in the town, which made it easy to envelop and choose when and where I wanted attack.
Some small forces on the flanks, also fighting in ambush and retreat style would have made me wary of my flanks all game and therefore reduce the concentration of troops targeting the town.
"