Arriviamo infine al Tardo Impero; tradizionalmente si parla di riforma di Diocleziano\Costantino per illustrare le modifiche strutturali subite dall'esercito romano negli ultimi due secoli di vita. In realtà i cambiamenti furono graduali ed è difficile individuare con certezza a chi attribuirle.
Due sono i fenomeni principali del tardo impero: la divisione delle truppe in eserciti stanziali (limitanei) ed eserciti campali (comitatenses). I primi assolvevano il compito di difendere localmente le province contro minacce di scarsa entità, i secondi servivano invece contro rivolte interne e minacce troppo grandi per i limitanei. Gli eserciti mobili non avevano sede fissa come i limitanei, e la tendenza con il procedere del declino imperiale furono limitanei sempre meno mobili e stanziali e comitatenses sempre più composti da federati barbarici.
Il secondo fenomeno fu il triplicarsi della dimensione dell'esercito, anche grazie ad un fisco sempre più rapace ed una burocrazia più estesa. L'interno esercito raggiunse i 600.000 uomini teorici.
Le legioni si trovarono quindi ad essere di due tipi: le legioni limitanee, di solito le più antiche, più o meno della dimensione o organica del vecchio tipo. Al comando di prefetti, spesso erano adesso suddivise su può forti invece di essere concentrate in uno.
Le legioni comitatenses (e palatine) erano state spesso create di recente o erano originariamente una parte scorporata di una legione antica. Più piccole (1000\1500 uomini) erano al comando di tribuni e spesso erano associate in coppie.
Poteva capitare che truppe limitanee venissero trasferiti agli eserciti mobili e viceversa (anche se più raro): in ogni caso l'esercito tardo romano mantenne un'efficienza elevata anche se spesso poco conosciuta. Il moltiplicarsi delle minacce a seguito dell'arrivo degli Unni, portò un sistema fragile sulla strada del collasso anche se lento. Come ho già detto gli imperatori fecero sempre più affidamento su intere bande barbariche o anche tribù, data la difficoltà di procedere ai reclutamenti di uomini validi, mentre gli eserciti stanziali venivano lasciati a se stessi o inglobati dalle nuovo formazioni statali romano-barbariche. Nell'impero romano orientale, l'unico a sopravvivere abbiamo notizia di formazioni limitanei legionarie fino alla fine del VI secolo.
Blog dedicato alla Storia della Guerra. Sono trattati temi e recensiti libri di storia militare, ma si parla anche di wargames e videogames bellici, oltre che di film e telefilm a tema bellico, così come di documentari sul tema.
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mercoledì 21 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
Legioni romane quarta parte
Nel post dell'ultima volta non avevo accennato al fatto che accanto alle legioni imperiali operavano ormai su base fisse un numero superiori di Auxilia. Dapprima unità quasi irregolari di natura etnica, vennero con il tempo a formarsi come unità regolari con una base di arruolamento locale. Era essenzialmente di tre tipi: cohortes peditate (fanteria), cohortes equitate (unità miste di fanterie e cavalleria), alae (cavalleria). La dimensione standard era di circa 500 uomini, ma se ne formarono anche da 1000. Con la trasformazioni degli Auxilia in truppe regolari simili ai Legionari, le truppe specializzate o barbare furono arruolate in unità speciali di Auxilia o addirittura in formazioni irregolari: i Numeri.
Tornando alle Legioni esse diventarono con il procedere del II secolo, truppe sempre più locali, legate più al territorio dove stazionavano e poco propense ad operare lontano dalla provincia in cui erano stanziate, per cui sempre più spesso nel caso di campagne venivano distaccati reparti da una legione madre, invece che muovere l'intera unità. Questi reparti erano chiamati vexillationes e si aggregavano agli eserciti provinciali ai cui confini si svolgeva la campagna. Ormai 34 legioni proteggevano l'impero agli inizi del III secolo. Durante la cosiddetta "crisi del III secolo" quando guerre civili ed incursioni barbariche quasi posero fine all'Impero, la cavalleria accrebbe il proprio ruolo, non solo con l'incremento di Alae e Numeri, ma anche portando la cavalleria legionaria, abolita da Traiano 100 anni prima, a 700 membri. Gli imperatori, costretti a far fronte a numerose campagne, cercarono di formare degli eserciti campali stabili (o almeno essendo gli impegni bellici continui non avevano la possibilità di smobilitare), a scapito delle guarnigioni di frontiera, che si vedevano sottratte le truppe migliori.
Non abbiamo indizi di cambiamenti radicali nelle dimensioni e nella struttura delle legioni durante il III secolo; il cambiamento più evidente fu la scomparsa degli ufficiali di rango senatorio, il legato e il tribuno laticlavio. Il comando di ogni legione venne affidato all'ex prefetto dell'accampamento di rango equestre, ora chiamato prefectus legionis. Questo è un indizio che il perenne stato di guerra dell'epoca, non solo allontanava le famiglie senatorie che potevano svolgere una carriera parallela nelle più sicure magistrature civili, ma richiedeva una maggiore professionalizzazione degli uomini al comando, cosa che la classe equestre era in grado di garantire maggiormente.
Tornando alle Legioni esse diventarono con il procedere del II secolo, truppe sempre più locali, legate più al territorio dove stazionavano e poco propense ad operare lontano dalla provincia in cui erano stanziate, per cui sempre più spesso nel caso di campagne venivano distaccati reparti da una legione madre, invece che muovere l'intera unità. Questi reparti erano chiamati vexillationes e si aggregavano agli eserciti provinciali ai cui confini si svolgeva la campagna. Ormai 34 legioni proteggevano l'impero agli inizi del III secolo. Durante la cosiddetta "crisi del III secolo" quando guerre civili ed incursioni barbariche quasi posero fine all'Impero, la cavalleria accrebbe il proprio ruolo, non solo con l'incremento di Alae e Numeri, ma anche portando la cavalleria legionaria, abolita da Traiano 100 anni prima, a 700 membri. Gli imperatori, costretti a far fronte a numerose campagne, cercarono di formare degli eserciti campali stabili (o almeno essendo gli impegni bellici continui non avevano la possibilità di smobilitare), a scapito delle guarnigioni di frontiera, che si vedevano sottratte le truppe migliori.
Non abbiamo indizi di cambiamenti radicali nelle dimensioni e nella struttura delle legioni durante il III secolo; il cambiamento più evidente fu la scomparsa degli ufficiali di rango senatorio, il legato e il tribuno laticlavio. Il comando di ogni legione venne affidato all'ex prefetto dell'accampamento di rango equestre, ora chiamato prefectus legionis. Questo è un indizio che il perenne stato di guerra dell'epoca, non solo allontanava le famiglie senatorie che potevano svolgere una carriera parallela nelle più sicure magistrature civili, ma richiedeva una maggiore professionalizzazione degli uomini al comando, cosa che la classe equestre era in grado di garantire maggiormente.
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