Con la vittoria di Augusto nella guerra civile ha inizio la fase alto imperiale della storia delle legioni. Augusto ridusse e rese permanenti le formazioni ereditate dalla guerra civile e le sparse nelle province lontane da Roma verso i confini. Quadri e organica si stabilizzarono con il passare degli imperatori e grosso modo nel II secolo la una legione era composto in teoria da 10 ognuna formata da 6 centurie (i manipoli sembrano sparire anche come forma organizzativa) tranne la prima che era formata da 5 centurie ma di organico doppio. C'erano inoltre, fino a Traiano, 120 cavalieri legionari. Il comando era affidato ad un legato senatoriale che aveva come seconda un tribuno laticlavio (di rango senatoriale) ma che in realtà era un ragazzo poco più che ventenne che doveva imparare più che comandare. I veri comandanti a lungo termine erano il prefetto dell'accampamento (ex-primipilo di rango equestre) e i 5 tribuni angusticlavi (equestri). Non bisogna confonderli però con il nostro concetto di ufficiale: per questi uomini il comando militare era solo una parte di una carriera che mischiava comandi civili a militari. C'erano infine 59 centurioni con il più importante tra essi il primipilo: spesso pensiamo al centurione come un veterano indurito proveniente dai ranghi, ma è una visione falsa: alcune volte era così, spesso in tempo di guerra, ma molto più spesso si veniva arruolati direttamente come centurioni se il proprio rango da civile lo permetteva. Di norma un centurione cambiava legione ogni tre anni.
Le legioni imperiali erano organismo permanenti e avevano anche un elevato numero di soldati impiegati per compiti anche di non combattimento, come scrivani, macellai, corrieri, ecc.. Sarebbe troppo lungo enumerarli tutti, ma voglio ricordare l'estrema importanza, anche religiosa, che ogni legione aveva per la propria Aquila, simbolo adottato come unico fin dai tempi di Mario. Perderla era una disgrazia enorme, essa era l'anima della Legione, soggetta a riti e strettamente custodita dagli Aquiliferi che la portavano in battaglia.
Blog dedicato alla Storia della Guerra. Sono trattati temi e recensiti libri di storia militare, ma si parla anche di wargames e videogames bellici, oltre che di film e telefilm a tema bellico, così come di documentari sul tema.
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venerdì 26 ottobre 2012
lunedì 1 ottobre 2012
Le legioni romane parte 2
Progressivamente, durante il II secolo avanti Cristo, la struttura sociale romana cambiò anche come conseguenza delle conquiste e degli introiti economici che ne derivarono. Le classi di censo tesero a differenziarsi sempre di più, creando molti più capite censi che soldati in grado di servire.
La cosiddetta riforma mariana dell'esercito è una serie di cambiamenti strutturali, di cui però solo l'arruolamento di volontari privi di censo può essere attribuita a Mario. In realtà l'arruolamento di volontari non era una cosa nuova, ma da Mario in avanti essi diventarono la maggioranza, e questo fu uno dei fattori primari delle guerre civili del I secolo.
Altro grande cambiamento fu la scomparsa delle ali dei Socii a seguito della guerra sociale; tutti gli Italici a sud del Po diventarono cittadini romani e come tali legionari. In realtà è probabile che già da molto tempo non ci fosse differenza pratica tra legioni e coorti dei socii se non il nome.
Legato a questo troviamo la formazioni di coorti all'interno delle legioni. Una coorte era formata da tre dei vecchi manipoli (uno degli astati, uno dei principi e uno dei triarii), e formava un raggruppamento tattico proprio. Le 10 coorti legionarie erano schierate di norma su due o tre linee (triplex acies).
Non è chiaro come si passò dallo schieramento manipolare a quello coortale, sicuramente però non si trattò di un cambiamento rapido ma di un processo lungo.
Veliti e cavalleria legionaria scomparvero dalla legione, per essere sostituiti da truppe mercenarie o alleate specializzate, come cavalieri numidi, galli, germani, arcieri cretesi, frombolieri delle baleari, ecc.
Il comando di una legione, sempre gestita dai tribuni, era adesso sempre più spesso dato a legati del magistrato in teoria al comando. I legati non erano figure dotate di potere giuridico, ma erano appunto investiti del potere dal magistrato in cui vece agivano; non si tratta ancora dei legati legionari imperiali, in quanto l'associazione con la o le legioni che comandavano non era statico ne formalizzato, ma permettevano al generale in capo una gestione più flessibile delle truppe al suo comando durante le operazioni, anche se in battaglia il loro ruolo non era altrettanto importante.
Ricapitolando le nuove legioni della tarda repubblica erano composto da 5000-6000 soldati, tutti di fanteria divisi in 10 coorti (la divisione manipolare mantenne una valenza teorica ancora fino alla fine delle repubblica). Un altro fenomeno rilevante fu la creazione di legioni più o meno permanenti: con il proseguire delle guerre civili e con la necessità di mantenere guarnigioni permanenti nelle province, sempre meno spesso le legioni venivano sciolte alla fine della carica del magistrato che le aveva arruolate o finito il conflitto. Molte associarono al proprio numerale (progressivo da I, dove le prime quattro di solito erano quelle consolari), un nome, come Alaude, Martia, ecc.
La cosiddetta riforma mariana dell'esercito è una serie di cambiamenti strutturali, di cui però solo l'arruolamento di volontari privi di censo può essere attribuita a Mario. In realtà l'arruolamento di volontari non era una cosa nuova, ma da Mario in avanti essi diventarono la maggioranza, e questo fu uno dei fattori primari delle guerre civili del I secolo.
Altro grande cambiamento fu la scomparsa delle ali dei Socii a seguito della guerra sociale; tutti gli Italici a sud del Po diventarono cittadini romani e come tali legionari. In realtà è probabile che già da molto tempo non ci fosse differenza pratica tra legioni e coorti dei socii se non il nome.
Legato a questo troviamo la formazioni di coorti all'interno delle legioni. Una coorte era formata da tre dei vecchi manipoli (uno degli astati, uno dei principi e uno dei triarii), e formava un raggruppamento tattico proprio. Le 10 coorti legionarie erano schierate di norma su due o tre linee (triplex acies).
Non è chiaro come si passò dallo schieramento manipolare a quello coortale, sicuramente però non si trattò di un cambiamento rapido ma di un processo lungo.
Veliti e cavalleria legionaria scomparvero dalla legione, per essere sostituiti da truppe mercenarie o alleate specializzate, come cavalieri numidi, galli, germani, arcieri cretesi, frombolieri delle baleari, ecc.
Il comando di una legione, sempre gestita dai tribuni, era adesso sempre più spesso dato a legati del magistrato in teoria al comando. I legati non erano figure dotate di potere giuridico, ma erano appunto investiti del potere dal magistrato in cui vece agivano; non si tratta ancora dei legati legionari imperiali, in quanto l'associazione con la o le legioni che comandavano non era statico ne formalizzato, ma permettevano al generale in capo una gestione più flessibile delle truppe al suo comando durante le operazioni, anche se in battaglia il loro ruolo non era altrettanto importante.
Ricapitolando le nuove legioni della tarda repubblica erano composto da 5000-6000 soldati, tutti di fanteria divisi in 10 coorti (la divisione manipolare mantenne una valenza teorica ancora fino alla fine delle repubblica). Un altro fenomeno rilevante fu la creazione di legioni più o meno permanenti: con il proseguire delle guerre civili e con la necessità di mantenere guarnigioni permanenti nelle province, sempre meno spesso le legioni venivano sciolte alla fine della carica del magistrato che le aveva arruolate o finito il conflitto. Molte associarono al proprio numerale (progressivo da I, dove le prime quattro di solito erano quelle consolari), un nome, come Alaude, Martia, ecc.
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martedì 25 settembre 2012
Tornando alle legioni romane
Mi sono dimenticato di specificare la dimensione dei manipoli: dato che le centurie non erano più da 100 uomini ma da 60, si aveva che ogni manipolo era composto da 120 legionari. Mentre i manipoli dei triarii erano composti da 60 uomini (centurie da 30). Ogni legioni aveva 30 manipoli (10 per rango) + 1200 veliti + 300 cavalieri. Si avevano quindi 1200 astati, 1200 principi e 600 triarii.
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lunedì 24 settembre 2012
Parliamo un po' di Legioni Romane
Vista la recente uscita di Alea Jacta Est e la prossima di Rome 2 Total War, volevo parlare un po' della legione romana; l'argomento è vasto quindi non pretendo di fare un trattato.
Innanzitutto il termine Legio indicava originariamente la leva nel suo complesso con mille uomini presi da ognuna delle tre tribù della città. E' quasi certo che il primo esercito romane fosse un aggregato di warbands al soldo dei vari patrizi, qualcosa di simile alle più tardi warbands germaniche e a simili aggregati delle città greche pre-oplitiche.
Con lo svilupparsi della politica censitaria nella città, venne introdotta anche l'esercito oplitico sul modello greco; ogni classe di ricchezza (ce ne erano 5 con il dovere di fornire truppe, divise in centurie e riunite appunti nei comizi centuriati) forniva opliti equipaggiati (in modo più o meno completo a seconda della classe) riuniti in centurie di 100 uomini. La classe più elevata forniva anche la cavalleria, mentre la più bassa essenzialmente dava truppe leggere.
Durante il IV secolo, in un momento imprecisato, la formazione a falange venne sostituita da una meno rigida, dove una buona parte delle truppe era armata con uno o due pilum (un giavellotto pesante), una spada e un grosso scudo; la formazione non era più una singola linea profonda di centurie, ma un gruppo di manipoli (gruppo di due centurie), distanziati tra loro , scaglionati su tre linee per ordine di età. In prima linea stavano gli astati i più giovani, in seconda i principi, in terza i triari o pili, gli unici a conservare la lancia oplitica. Le ultime classi continuavano a fornire truppe leggere chiamati veliti, armati di giavellotto, scudo leggero e spada.
L'essenza della formazione stava nello scambio di linee: quando gli astati erano nei guai o erano troppo stanchi per continuare, potevano ritirarsi nei varchi nei manipoli dei principi che a loro volta avanzavano contro il nemico e così via i triarii (che raramente però intervenivano da qui l'espressione Res ad Triarios rediit , essere ridotti ai triarii nel senso che le cose si mettono male. Ma al di là di questa azione di scambio di linee (non è ben chiaro nella pratica come avvenisse), l'essenza del successo dell'esercito romano stava nella grande aggressività delle truppe più che nella finezza tattica (che in effetti mancava). In ogni legione erano anche incorporati ai fini amministrativi anche 300 cavalieri romani.
Questa è all'incirca la struttura che la legione mantenne fino al I secolo a.C. ; ogni legione era comandante da 6 tribuni eletti e i manipoli da due centurioni ciascuno, con il Primipilo (centurione del primo manipolo dei triarii) come capo dei centurioni.
Con il crescere dello stato crescevano anche le legioni: da una si passò a due, da due a quattro, due per ogni console (appunto le quattro legioni urbane, erano chiamate eserciti consolari). Ogni legione urbana era arruolata ex-novo ogni anno se non c'era bisogno di tenerla in linea per l'inverno; se ulteriori legioni dovevano arruolarsi, venivano date al comando dei Pretori (una legione per pretore). Consoli e Pretori erano infatti gli unici magistrati dotati dell'Imperium, il potere militare di comandare e punire soldati romani.
Ogni esercito (consolare o pretoriano) era accompagnato dalle truppe dei socii italici, in un numero uguale o superiore alle truppe romane, specialmente per la cavalleria. I socii potevano essere cittadini di diritto latino (essenzialmente romani emigrati in colonie in Italia) o altre popolazioni italiche costrette a fornire truppe. I socii erano inquadrati e probabilmente combattevano inquadrati in coorti (la cui dimensione non è quantificabile con certezza, probabilmente non era fissa) ed erano soggetti a 12 prefetti. In battaglia si schieravano alle ali delle legioni. Da socii venivano prelevati truppe scelte di cavalleria e fanteria che formavano gli extraordinarii truppe scelte agli ordini del console.
Continuerò al discussione in un prossimo post.
Innanzitutto il termine Legio indicava originariamente la leva nel suo complesso con mille uomini presi da ognuna delle tre tribù della città. E' quasi certo che il primo esercito romane fosse un aggregato di warbands al soldo dei vari patrizi, qualcosa di simile alle più tardi warbands germaniche e a simili aggregati delle città greche pre-oplitiche.
Con lo svilupparsi della politica censitaria nella città, venne introdotta anche l'esercito oplitico sul modello greco; ogni classe di ricchezza (ce ne erano 5 con il dovere di fornire truppe, divise in centurie e riunite appunti nei comizi centuriati) forniva opliti equipaggiati (in modo più o meno completo a seconda della classe) riuniti in centurie di 100 uomini. La classe più elevata forniva anche la cavalleria, mentre la più bassa essenzialmente dava truppe leggere.
Durante il IV secolo, in un momento imprecisato, la formazione a falange venne sostituita da una meno rigida, dove una buona parte delle truppe era armata con uno o due pilum (un giavellotto pesante), una spada e un grosso scudo; la formazione non era più una singola linea profonda di centurie, ma un gruppo di manipoli (gruppo di due centurie), distanziati tra loro , scaglionati su tre linee per ordine di età. In prima linea stavano gli astati i più giovani, in seconda i principi, in terza i triari o pili, gli unici a conservare la lancia oplitica. Le ultime classi continuavano a fornire truppe leggere chiamati veliti, armati di giavellotto, scudo leggero e spada.
L'essenza della formazione stava nello scambio di linee: quando gli astati erano nei guai o erano troppo stanchi per continuare, potevano ritirarsi nei varchi nei manipoli dei principi che a loro volta avanzavano contro il nemico e così via i triarii (che raramente però intervenivano da qui l'espressione Res ad Triarios rediit , essere ridotti ai triarii nel senso che le cose si mettono male. Ma al di là di questa azione di scambio di linee (non è ben chiaro nella pratica come avvenisse), l'essenza del successo dell'esercito romano stava nella grande aggressività delle truppe più che nella finezza tattica (che in effetti mancava). In ogni legione erano anche incorporati ai fini amministrativi anche 300 cavalieri romani.
Questa è all'incirca la struttura che la legione mantenne fino al I secolo a.C. ; ogni legione era comandante da 6 tribuni eletti e i manipoli da due centurioni ciascuno, con il Primipilo (centurione del primo manipolo dei triarii) come capo dei centurioni.
Con il crescere dello stato crescevano anche le legioni: da una si passò a due, da due a quattro, due per ogni console (appunto le quattro legioni urbane, erano chiamate eserciti consolari). Ogni legione urbana era arruolata ex-novo ogni anno se non c'era bisogno di tenerla in linea per l'inverno; se ulteriori legioni dovevano arruolarsi, venivano date al comando dei Pretori (una legione per pretore). Consoli e Pretori erano infatti gli unici magistrati dotati dell'Imperium, il potere militare di comandare e punire soldati romani.
Ogni esercito (consolare o pretoriano) era accompagnato dalle truppe dei socii italici, in un numero uguale o superiore alle truppe romane, specialmente per la cavalleria. I socii potevano essere cittadini di diritto latino (essenzialmente romani emigrati in colonie in Italia) o altre popolazioni italiche costrette a fornire truppe. I socii erano inquadrati e probabilmente combattevano inquadrati in coorti (la cui dimensione non è quantificabile con certezza, probabilmente non era fissa) ed erano soggetti a 12 prefetti. In battaglia si schieravano alle ali delle legioni. Da socii venivano prelevati truppe scelte di cavalleria e fanteria che formavano gli extraordinarii truppe scelte agli ordini del console.
Continuerò al discussione in un prossimo post.
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