Ecco una prima preview della nuova dlc per Crusader Kings 2, Sunset Invasion:
http://www.destructoid.com/crusader-kings-ii-sunset-invasion-impressions-237772.phtml
Blog dedicato alla Storia della Guerra. Sono trattati temi e recensiti libri di storia militare, ma si parla anche di wargames e videogames bellici, oltre che di film e telefilm a tema bellico, così come di documentari sul tema.
nuovo
lunedì 5 novembre 2012
Review di Theatre of War 3 Korea
Non è una review recentissima ma l'hanno riproposta su La Gazette du Wargamer
http://www.wargamer.fr/tow-3-korea-envie-de-faire-un-detour-par-les-annees-50/
http://www.wargamer.fr/tow-3-korea-envie-de-faire-un-detour-par-les-annees-50/
domenica 4 novembre 2012
e un altro video con HOI3 Their Finest Hour
Proseguo anche se più lentamente la mia partita di test con Their Finest Hour. Sto puntando molto sulla tecnologia con l'Italia anche per aumentare il mio potenziale industriale: non solo ho lasciato 10 aree ricerca, ma ho mandato in giro anche un sacco di spie per rubarne agli altri.Sto rafforzando le truppe sul suolo di casa e in Africa e nel frattempo mi allineo alla Germania.
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Altri 4 video con Crusader Kings 2
Sono andato un bel po' avanti con CK2, e sto iniziando a prenderci la mano, soprattutto con la parte politica e gestionale della cosa. Certo ad espansione territoriale sono ancora al punto di partenza, ma ci sto lavorando. Ora ho come feudatario il Re di Boemia, che è stato una volta imperatore, per poi essere esautorato, ma io sono rimasto suo vassalo. E' una famiglia scassapalle, spero di riuscire ad aggregarmi ad una fazione per l'indipendenza abbastanza forte da cacciarlo.
Video 4, 5 e 6 PBEM Fortress Italy
Continua la mia avanzata, ho raggiunto il primo obbiettivo dello scenario e inflitto abbastanza perdite alla sua prima linea di difesa principale. Certo il mio primo scaglione d'assalto non è rimasto senza pesanti perdite, ma ora devo solo ripulire e allargare la breccia per far passare il secondo scaglione ancora fresco. Voglio ripulire i boschi lungo la strada per permettere ai Tiger di passare alle spalle del secondo obbiettivo e tagliare le vie di fuga. Non conosco lo scenario e non so quali rinforzi americani mi devo aspettare, ma ho deciso di evitare un uso sconsiderato dei Tiger come forza di sfondamento. Li sto usando come forza di supporto alla fanteria, che impiego in azioni di infiltrazione, aggirando i fianchi dei punti di resistenza.
sabato 3 novembre 2012
AAR battaglia della campagna HITS di Kriegsspiel
Ieri ho partecipato per la prima volta ad una battaglia della campagna HITS del sito Kriegsspiel; ho giocato come confederato. La campagna è basata su scenari pre-costruiti, il cui obbiettivo è predefinito per i contendenti è predefinito. La vittoria e la sconfitta sono valutate principalmente su questo, perdite, promozioni, esperienza sono valutati alla fine.
La battaglia in questione, chiamata New Market, aveva obbiettivo per i nordisti (in superiorità numerica) la conquista della città, mentre i confederati in teoria dovevano difenderla il più possibile. Nel briefing pre-battaglia il comandante della divisione aveva deciso di andarci cauto e di non sacrificare le truppe per difendere a tutti i costi la città, dato che poi ci sarebbe state altre battaglie. Le posizioni iniziali prevedevano che la cavalleria facesse da recon e schermo nel centro della mappa, un paio di brigate coprissero la città a est, la mia brigata doveva coprire la linea tra il Seminary Ridge e la città a ovest, un altro paio di brigate doveva coprire le colline a ovest oltre il fiume con le batterie, rimanendo nascoste nei boschi, , con la speranza che l'avversario si lasciasse tentare da un facile attacco. Una brigata di riserva era dietro la città. Nel caso la città ad est risultasse indifendibile, le due rigate qui e quella di riserva, dovevano muoversi verso ovest nella parte sud del Seminary Ridge, io dovevo piegare e difendere la sua parte nord.
Insomma una strategia difensiva mirata ad infliggere perdite e non mollare la presa sulla città più che a vincere a tutti i costi; alcuni hanno criticato la scelta del generale, ma essendo così sparpagliati alla partenza ed in inferiorità numerica, andarci con i piedi di piombo ci stava pure.
La battaglia come vedete dal video ha più ho meno seguito il piano: i nordisti hanno attaccato con tre brigate ad est, ma i nostri si sono sganciati molto prima, quando hanno capito che c'è poi sarebbe stato troppo tardi, non avendo artiglieria con loro. Nel centro il resto delle brigate nordiste ha buttato indietro la cavalleria, che attraverso poi un largo giro da nord è arrivata anch'essa al Seminario, inseguita dalla prima brigata nordista. Io ho piegato sulla mi nuova posizione, assumendo una formazione a scacchiera (due reggimenti davanti e sfalsati due reggimenti dietro), coprendomi meglio che potevo: contavo anche sul supporto della batteria alla mia sinistra. Le nostre truppe al nord del fiume per il momento aspettavano di vedere cosa succedeva.
Se non che l'attacco nordista si è ammassato proprio sulla mia posizione e con terrore vedevo prima due poi tre infine quattro brigate, organizzarsi ai piedi della collina fuori dal mio tiro. Era evidente che volevano sfondare e tagliare il due la nostra linea. Altre due brigate nemiche attaccavano a sud, ma qui avevano due brigate anche noi e sono stati respinti in un feroce combattimento nel bosco.
Grazie al cielo i nordisti hanno agito senza troppo slancio, non coordinati e senza muovere in avanti l'artiglieria, così, grazie al supporto ravvicinato dei pezzi da 12 e della buona posizione, li ho tenuti a freno per tutta la partita, finchè le nostre truppe a nord sono ripiegate a sud creando un angolo e contrastando un tentativo di aggiramento oltre il fiume (chiamando una brigata da sud).
Alla fine le perdite nordiste sono state abbastanza elevate e tutto sommato non avevano realmente bisogno di occupare il Seminario dato che avevano già raggiunto l'obbiettivo, ma probabilmente si sono lasciati tentare, vedendo così poche truppe a nord della collina. Noi confederati nonostante si abbia perso la città, abbiamo comunque inflitto pesanti perdite al nemico e siamo comunque ai suoi margini come minaccia. Alla fine mi sono pentito di non aver tentato un assalto contro le demoralizzate truppe rimaste al centro, ma non ero sicuro della loro reale condizione e avrei lasciato scoperta la collina senza aver forze di copertura. In più la prima brigata nemica era ancora poco a sud della città.
Alla fine l'arbitro della campagna ha aggiudicato la vittoria ai nordisti, perchè hanno raggiunto l'obbiettivo, ma a noi ha dato comunque lo stesso punteggio di un pareggio, perchè ci siamo ritirati in buon ordine e siamo comunque appena fuori dalla città. La prossima battaglia sarà con noi sulle nostre nuove posizioni. A detta di tutti gli altri, è stata una delle migliori battaglia HITS che si ricordano.
La battaglia in questione, chiamata New Market, aveva obbiettivo per i nordisti (in superiorità numerica) la conquista della città, mentre i confederati in teoria dovevano difenderla il più possibile. Nel briefing pre-battaglia il comandante della divisione aveva deciso di andarci cauto e di non sacrificare le truppe per difendere a tutti i costi la città, dato che poi ci sarebbe state altre battaglie. Le posizioni iniziali prevedevano che la cavalleria facesse da recon e schermo nel centro della mappa, un paio di brigate coprissero la città a est, la mia brigata doveva coprire la linea tra il Seminary Ridge e la città a ovest, un altro paio di brigate doveva coprire le colline a ovest oltre il fiume con le batterie, rimanendo nascoste nei boschi, , con la speranza che l'avversario si lasciasse tentare da un facile attacco. Una brigata di riserva era dietro la città. Nel caso la città ad est risultasse indifendibile, le due rigate qui e quella di riserva, dovevano muoversi verso ovest nella parte sud del Seminary Ridge, io dovevo piegare e difendere la sua parte nord.
Insomma una strategia difensiva mirata ad infliggere perdite e non mollare la presa sulla città più che a vincere a tutti i costi; alcuni hanno criticato la scelta del generale, ma essendo così sparpagliati alla partenza ed in inferiorità numerica, andarci con i piedi di piombo ci stava pure.
La battaglia come vedete dal video ha più ho meno seguito il piano: i nordisti hanno attaccato con tre brigate ad est, ma i nostri si sono sganciati molto prima, quando hanno capito che c'è poi sarebbe stato troppo tardi, non avendo artiglieria con loro. Nel centro il resto delle brigate nordiste ha buttato indietro la cavalleria, che attraverso poi un largo giro da nord è arrivata anch'essa al Seminario, inseguita dalla prima brigata nordista. Io ho piegato sulla mi nuova posizione, assumendo una formazione a scacchiera (due reggimenti davanti e sfalsati due reggimenti dietro), coprendomi meglio che potevo: contavo anche sul supporto della batteria alla mia sinistra. Le nostre truppe al nord del fiume per il momento aspettavano di vedere cosa succedeva.
Se non che l'attacco nordista si è ammassato proprio sulla mia posizione e con terrore vedevo prima due poi tre infine quattro brigate, organizzarsi ai piedi della collina fuori dal mio tiro. Era evidente che volevano sfondare e tagliare il due la nostra linea. Altre due brigate nemiche attaccavano a sud, ma qui avevano due brigate anche noi e sono stati respinti in un feroce combattimento nel bosco.
Grazie al cielo i nordisti hanno agito senza troppo slancio, non coordinati e senza muovere in avanti l'artiglieria, così, grazie al supporto ravvicinato dei pezzi da 12 e della buona posizione, li ho tenuti a freno per tutta la partita, finchè le nostre truppe a nord sono ripiegate a sud creando un angolo e contrastando un tentativo di aggiramento oltre il fiume (chiamando una brigata da sud).
Alla fine le perdite nordiste sono state abbastanza elevate e tutto sommato non avevano realmente bisogno di occupare il Seminario dato che avevano già raggiunto l'obbiettivo, ma probabilmente si sono lasciati tentare, vedendo così poche truppe a nord della collina. Noi confederati nonostante si abbia perso la città, abbiamo comunque inflitto pesanti perdite al nemico e siamo comunque ai suoi margini come minaccia. Alla fine mi sono pentito di non aver tentato un assalto contro le demoralizzate truppe rimaste al centro, ma non ero sicuro della loro reale condizione e avrei lasciato scoperta la collina senza aver forze di copertura. In più la prima brigata nemica era ancora poco a sud della città.
Alla fine l'arbitro della campagna ha aggiudicato la vittoria ai nordisti, perchè hanno raggiunto l'obbiettivo, ma a noi ha dato comunque lo stesso punteggio di un pareggio, perchè ci siamo ritirati in buon ordine e siamo comunque appena fuori dalla città. La prossima battaglia sarà con noi sulle nostre nuove posizioni. A detta di tutti gli altri, è stata una delle migliori battaglia HITS che si ricordano.
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Data di rilascio SOW Chancellorsville
Sul sito Slitherine la data di rilascio di Chancellorsville è per il 6 Novembre, quindi è praticamente imminente anche se forse non è quel giorno preciso. Non vedo l'ora di vedere le nuove mappe, ecco qualche screenshot.
Nuovo video di battaglia con nuova patch APOS
Altro video di scontro fatto con Achtung Panzer con la nuova patch: le mie tankette si sono fatte onore.
Peccato non ci sia ancora il multi per questo gioco
Peccato non ci sia ancora il multi per questo gioco
venerdì 2 novembre 2012
Cos'è l'Arte Operativa della Guerra?
Visto il libro che ho recensito sotto voglio creare un post sull'argomento, perchè non tutti probabilmente avranno avuto modo di conoscere il concetto di Operational Art of War.
L'arte operativa è un concetto nato immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, sviluppato dai teorici militari sovietici e poi passato ad ovest dopo la WWII. E' sostanzialmente il terzo livello dell'arte militare con strategia e tattica, e si pone nel mezzo delle due. L'arte operativa diventa così lo strumento attraverso cui la strategia raggiunge i suoi obbiettivi, mentre la tattica lo strumento dell'arte operativa.
Quello che è importante capire è che questo nuovo livello assume significato solo da metà del XIX secolo, a causa della dimensione accresciuta degli eserciti e dalla maggiore potenza e raggio di fuoco delle armi. Isserson vede nella guerra franco-prussiana il primo conflitto in cui l'operazione assume carattere di strumento strategico primario.
Nonostante molti cerchino di applicare il concetto in modo anacronistico ai periodi precedenti, in realtà stanno alterando il concetto per inquadrarlo alla loro teoria: dimensione degli eserciti e armamento sono i prerequisiti essenziali dell'arte operativa.
Isserson vede nelle campagne napoleoniche la stessa natura delle guerre precedenti: lo scontro tattico assume importanza autonoma rispetto alla strategia, anzi spesso il fine stesso della strategia è arrivare allo scontro tattico o evitarlo. Naturalmente l'operazione strategica è presente (parliamo di marcia lungo una direttrice strategica, la linea di operazione), ma essa è rilevante solo ai fini logistici, non finalizzata all'accerchiamento strategico. Gli eserciti sono troppo piccoli per tagliare strategicamente tutte le LOP (tranne in casi eccezionali dove la differenza di forze o il terreno lo permettono) e così l'accerchiamento rimane un fatto tattico. Gli eserciti di Napoleone potevano marciare lungo LOP differenti, ma si concentravano e schieravano in un unico punto tattico per partecipare alla battaglia. Anche quando avvenivano scontri paralleli lungo LOP differenti, si trattava di situazioni causali dovute alla nebbia di guerra e non azioni coordinate finalizzate ad obbiettivi oltre lo scontro. "Marciare separati, combattere uniti" esemplifica bene l'idea di base: l'obbiettivo strategico è raggiunto attraverso una serie di azioni tattiche (assedi o battaglie), slegate fra loro (anche se parallele o successive), che minano la volontà di combattere o le risorse dell'avversario.
Quello che vale per il periodo napoleonico a maggior ragione vale per quelli precedenti.
Con la guerra franco-prussiana assistiamo ad un fenomeno differente: prima di tutto gli uomini direttamente coinvolti nell'operazione principale superano i 600.000 e l'armamento è ormai principalmente a retrocarica sia per i fucili che per l'artiglieria. La distruzione del nemico in un unico scontro diventa impossibile e l'assalto frontale devastante in termini di perdite. Von Moltke formulò un piano che non mirava allo scontro campale con i Francesi, bensì al loro accerchiamento e isolamento dalle basi logistiche. Così avvenne, anche se non certo in modo indolore e senza errori, e l'esercito francese venne diviso in due tronconi, accerchiato a Sedan e Metz e costretto alla resa. Ma anche questo non portò alla resa immediata della Francia, le cui risorse le permisero di mobilitare altre truppe e di combattere ancora per svariati mesi, a riprova che uno stato moderno non poteva essere distrutto da eventi tattici o da singole operazioni. Nella manovra strategica di Moltke, gli scontri tattici (come Gravelotte o Mars) sono solo eventi interni dell'operazione, a cui è affidato il compito strategico. Essi possono avvenire solo come risultato dell'azione difensiva di opporsi all'operazione in uno o più punti, ma non ne cambiano la natura (se non nella possibilità di bloccarla, costringendo l'attaccante ad attaccare nuovamente per poter proseguire oppure cambiare piano operativo) ne sono essenziali.
Isserson chiama questo periodo della "strategia lineare": gli eserciti, in virtù della dimensione e della nuova potenza delle armi, estendono il proprio fronte sempre più a scapito della profondità, per decine di km cercando di aggirare i fianchi (o impedirlo) e se possibile l'intere esercito, o comunque costringerlo ad arretrare su nuove linee difensive, finchè gli obbiettivi strategici non siano raggiunti. La battaglia frontale generale è diventata troppo costosa e non garantisce più un risultato strategico.
La strategia lineare, raggiunge la proprio fine nella WWI, quando la dimensione stessa degli eserciti toglie la possibilità dell'aggiramento: un'unica linea copre il fronte da confine a confine. I contendenti sono costretti a crearsi il fianco, attraverso lo sfondamento. La profondità delle difese aumenta, adesso linee multiple di trincee profonde km impediscono un rapido sfondamento: alla fine della guerra, i vari contendenti hanno trovato vari modi per avere ragione delle difese profonde, ma non per sfruttare le sfondamento conseguente. Così il difensore viene spinto indietro, ma riesce a chiudere il varco prima che l'attaccante possa sfruttarlo. Insomma una serie di eventi tattici, estremamente costosi, diventano lo strumento per usurare l'avversario con come risorse, ma non lo strumento di una azione di annientamento.
Questo è il punto di partenza delle teorie sulle operazioni profonde: il raggiungimento dell'obbiettivo strategico deve essere la conseguenza di una serie consecutiva o parallela di operazioni, collegate tra loro. L'azione operativa deve avvenire per tutta la profondità operativa avversaria (100-200 km dietro la linea tattica di difesa) e costringerlo (attraverso l'accerchiamento o la minaccia alle sue linee di approvvigionamento) ad arretrare ad una linea difensiva molto arretrata per ricostruire la propria area operativa. Da qui l'attaccante comincerà appena possibile una nuova operazione, conseguenza della prima.
Strumento delle operazioni sono le armate, ma durante la guerra russo-tedesca si vedranno intere operazioni multi-Fronte (Fronte equivale a Gruppo d'armate nella terminologia militare russa). Prima fase dell'operazione è lo sfondamento (battaglia profonda): la forza di sfondamento (Shock Army), deve colpire e sfondare le difese tattiche multi-strato dell'avversario lungo tutta la sua profondità, usando tutte gli strumenti moderni (aerei, carri di supporto fanteria, fanteria, artiglieria); nel momento in cui le difese nel punto di sfondamento vengono meno o sono sufficientemente indebolite, nel varco deve essere immesso il gruppo di sfruttamento (cavalleria e forze meccanizzate veloci), il cui compito sarà non solo di occupare le zone rilevanti nell'area operativa avversaria, ma anche di affrontare sconfiggere le riserve operative avversarie che cercano di chiudere la falla (ed è questo quello che non avveniva nella WWI). In caso di sfondamenti multipli, le forze di sfruttamento possono congiungersi tra loro per accerchiare le forze tattiche rimaste nel mezzo. Una serie consecutiva di operazioni di questo tipo lungo un asse strategico o più asse strategici, permette di raggiungere gli obbiettivi strategici della campagna.
Teorie simili si svilupparono anche a ovest (Fuller, Hart e Guderian) in particolare in relazione con l'uso dei carri armati, ma non vennero accolte dagli eserciti (Gran Bretagna e Francia) o non furono codificate in modo coerente nei manuali operativi (Germania). Una particolare differenza tra le teorie dell'arte della guerra operativa e quelle della Blitzkrieg risiede proprio nel momento tattico: mentre i tedeschi impiegarono il corpo di sfruttamento anche nell'azione tattica di sfondamento, i sovietici sono contrari, perchè quest'ultimo risulterebbe troppo indebolito dallo scontro con le difese tattiche per poter affrontare le riserve operative. Naturalmente la differenza sta nella qualità delle difese tattiche avversarie: in Polonia, Francia e nel 1941 in Russia, le difese tattiche non furono così accanite o forti da causare serie problemi ai carri; ma già nel 1943 a Kursk, l'azione di sfondamento a sud del saliente risultò compromessa dalla perdite subite a causa delle difese tattiche. L'azione a nord del saliente, eseguita secondo i concetti sovietici, non ebbe successo perchè ormai i tedeschi non avevano la fanteria, artiglieria e mezzi di supporto necessari per avere ragione delle difese russe nell'area.
Naturalmente anche i sovietici, quando incontrarono difese deboli, non si fecero problemi ad impiegare le forze di sfruttamento fin da subito, come accadde in Manciuria nel 1945.
L'arte operativa è un concetto nato immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, sviluppato dai teorici militari sovietici e poi passato ad ovest dopo la WWII. E' sostanzialmente il terzo livello dell'arte militare con strategia e tattica, e si pone nel mezzo delle due. L'arte operativa diventa così lo strumento attraverso cui la strategia raggiunge i suoi obbiettivi, mentre la tattica lo strumento dell'arte operativa.
Quello che è importante capire è che questo nuovo livello assume significato solo da metà del XIX secolo, a causa della dimensione accresciuta degli eserciti e dalla maggiore potenza e raggio di fuoco delle armi. Isserson vede nella guerra franco-prussiana il primo conflitto in cui l'operazione assume carattere di strumento strategico primario.
Nonostante molti cerchino di applicare il concetto in modo anacronistico ai periodi precedenti, in realtà stanno alterando il concetto per inquadrarlo alla loro teoria: dimensione degli eserciti e armamento sono i prerequisiti essenziali dell'arte operativa.
Isserson vede nelle campagne napoleoniche la stessa natura delle guerre precedenti: lo scontro tattico assume importanza autonoma rispetto alla strategia, anzi spesso il fine stesso della strategia è arrivare allo scontro tattico o evitarlo. Naturalmente l'operazione strategica è presente (parliamo di marcia lungo una direttrice strategica, la linea di operazione), ma essa è rilevante solo ai fini logistici, non finalizzata all'accerchiamento strategico. Gli eserciti sono troppo piccoli per tagliare strategicamente tutte le LOP (tranne in casi eccezionali dove la differenza di forze o il terreno lo permettono) e così l'accerchiamento rimane un fatto tattico. Gli eserciti di Napoleone potevano marciare lungo LOP differenti, ma si concentravano e schieravano in un unico punto tattico per partecipare alla battaglia. Anche quando avvenivano scontri paralleli lungo LOP differenti, si trattava di situazioni causali dovute alla nebbia di guerra e non azioni coordinate finalizzate ad obbiettivi oltre lo scontro. "Marciare separati, combattere uniti" esemplifica bene l'idea di base: l'obbiettivo strategico è raggiunto attraverso una serie di azioni tattiche (assedi o battaglie), slegate fra loro (anche se parallele o successive), che minano la volontà di combattere o le risorse dell'avversario.
Quello che vale per il periodo napoleonico a maggior ragione vale per quelli precedenti.
Con la guerra franco-prussiana assistiamo ad un fenomeno differente: prima di tutto gli uomini direttamente coinvolti nell'operazione principale superano i 600.000 e l'armamento è ormai principalmente a retrocarica sia per i fucili che per l'artiglieria. La distruzione del nemico in un unico scontro diventa impossibile e l'assalto frontale devastante in termini di perdite. Von Moltke formulò un piano che non mirava allo scontro campale con i Francesi, bensì al loro accerchiamento e isolamento dalle basi logistiche. Così avvenne, anche se non certo in modo indolore e senza errori, e l'esercito francese venne diviso in due tronconi, accerchiato a Sedan e Metz e costretto alla resa. Ma anche questo non portò alla resa immediata della Francia, le cui risorse le permisero di mobilitare altre truppe e di combattere ancora per svariati mesi, a riprova che uno stato moderno non poteva essere distrutto da eventi tattici o da singole operazioni. Nella manovra strategica di Moltke, gli scontri tattici (come Gravelotte o Mars) sono solo eventi interni dell'operazione, a cui è affidato il compito strategico. Essi possono avvenire solo come risultato dell'azione difensiva di opporsi all'operazione in uno o più punti, ma non ne cambiano la natura (se non nella possibilità di bloccarla, costringendo l'attaccante ad attaccare nuovamente per poter proseguire oppure cambiare piano operativo) ne sono essenziali.
Isserson chiama questo periodo della "strategia lineare": gli eserciti, in virtù della dimensione e della nuova potenza delle armi, estendono il proprio fronte sempre più a scapito della profondità, per decine di km cercando di aggirare i fianchi (o impedirlo) e se possibile l'intere esercito, o comunque costringerlo ad arretrare su nuove linee difensive, finchè gli obbiettivi strategici non siano raggiunti. La battaglia frontale generale è diventata troppo costosa e non garantisce più un risultato strategico.
La strategia lineare, raggiunge la proprio fine nella WWI, quando la dimensione stessa degli eserciti toglie la possibilità dell'aggiramento: un'unica linea copre il fronte da confine a confine. I contendenti sono costretti a crearsi il fianco, attraverso lo sfondamento. La profondità delle difese aumenta, adesso linee multiple di trincee profonde km impediscono un rapido sfondamento: alla fine della guerra, i vari contendenti hanno trovato vari modi per avere ragione delle difese profonde, ma non per sfruttare le sfondamento conseguente. Così il difensore viene spinto indietro, ma riesce a chiudere il varco prima che l'attaccante possa sfruttarlo. Insomma una serie di eventi tattici, estremamente costosi, diventano lo strumento per usurare l'avversario con come risorse, ma non lo strumento di una azione di annientamento.
Questo è il punto di partenza delle teorie sulle operazioni profonde: il raggiungimento dell'obbiettivo strategico deve essere la conseguenza di una serie consecutiva o parallela di operazioni, collegate tra loro. L'azione operativa deve avvenire per tutta la profondità operativa avversaria (100-200 km dietro la linea tattica di difesa) e costringerlo (attraverso l'accerchiamento o la minaccia alle sue linee di approvvigionamento) ad arretrare ad una linea difensiva molto arretrata per ricostruire la propria area operativa. Da qui l'attaccante comincerà appena possibile una nuova operazione, conseguenza della prima.
Strumento delle operazioni sono le armate, ma durante la guerra russo-tedesca si vedranno intere operazioni multi-Fronte (Fronte equivale a Gruppo d'armate nella terminologia militare russa). Prima fase dell'operazione è lo sfondamento (battaglia profonda): la forza di sfondamento (Shock Army), deve colpire e sfondare le difese tattiche multi-strato dell'avversario lungo tutta la sua profondità, usando tutte gli strumenti moderni (aerei, carri di supporto fanteria, fanteria, artiglieria); nel momento in cui le difese nel punto di sfondamento vengono meno o sono sufficientemente indebolite, nel varco deve essere immesso il gruppo di sfruttamento (cavalleria e forze meccanizzate veloci), il cui compito sarà non solo di occupare le zone rilevanti nell'area operativa avversaria, ma anche di affrontare sconfiggere le riserve operative avversarie che cercano di chiudere la falla (ed è questo quello che non avveniva nella WWI). In caso di sfondamenti multipli, le forze di sfruttamento possono congiungersi tra loro per accerchiare le forze tattiche rimaste nel mezzo. Una serie consecutiva di operazioni di questo tipo lungo un asse strategico o più asse strategici, permette di raggiungere gli obbiettivi strategici della campagna.
Teorie simili si svilupparono anche a ovest (Fuller, Hart e Guderian) in particolare in relazione con l'uso dei carri armati, ma non vennero accolte dagli eserciti (Gran Bretagna e Francia) o non furono codificate in modo coerente nei manuali operativi (Germania). Una particolare differenza tra le teorie dell'arte della guerra operativa e quelle della Blitzkrieg risiede proprio nel momento tattico: mentre i tedeschi impiegarono il corpo di sfruttamento anche nell'azione tattica di sfondamento, i sovietici sono contrari, perchè quest'ultimo risulterebbe troppo indebolito dallo scontro con le difese tattiche per poter affrontare le riserve operative. Naturalmente la differenza sta nella qualità delle difese tattiche avversarie: in Polonia, Francia e nel 1941 in Russia, le difese tattiche non furono così accanite o forti da causare serie problemi ai carri; ma già nel 1943 a Kursk, l'azione di sfondamento a sud del saliente risultò compromessa dalla perdite subite a causa delle difese tattiche. L'azione a nord del saliente, eseguita secondo i concetti sovietici, non ebbe successo perchè ormai i tedeschi non avevano la fanteria, artiglieria e mezzi di supporto necessari per avere ragione delle difese russe nell'area.
Naturalmente anche i sovietici, quando incontrarono difese deboli, non si fecero problemi ad impiegare le forze di sfruttamento fin da subito, come accadde in Manciuria nel 1945.
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