Alla fine del film riesce a danneggiarlo, ma il Tigre scappa per non essere mai più rivisto. Il finale non ve lo svelo.
Blog dedicato alla Storia della Guerra. Sono trattati temi e recensiti libri di storia militare, ma si parla anche di wargames e videogames bellici, oltre che di film e telefilm a tema bellico, così come di documentari sul tema.
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domenica 3 novembre 2013
Film di Guerra: White Tiger
Visto sottotitolato in inglese, film russo recente direi di guerra ma con toni misticheggianti. Un carrista sovietico viene ritrovato con ustioni del 90% ma vivo dentro il suo carro. Ha perso la memoria ma ha acquisito la capacità di guarire miracolosamente e di "sentire" i carri. Il suo battaglione è stato spazzato via da un misterioso carro Tigre verniciato di bianco, che fa strage di carri sovietici; lui è l'unico sopravvissuto. Viene incaricato di guidare un equipaggio al comando di un T35/85 modificato, con lo scopo di distruggere la misteriosa "belva".
Alla fine del film riesce a danneggiarlo, ma il Tigre scappa per non essere mai più rivisto. Il finale non ve lo svelo.
Alla fine del film riesce a danneggiarlo, ma il Tigre scappa per non essere mai più rivisto. Il finale non ve lo svelo.
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mercoledì 16 ottobre 2013
FORTRESS OF WAR film di guerra
Su Youtube ho trovato questo film russo di guerra sottotitolato sulla Fortezza di Brest-Litovsk, che nel 1941 rimase assediata per una settimana all'inizio dell'operazione Barbarossa opponendo una resistenza inaspettata ai tedeschi.
domenica 29 settembre 2013
Aggiornamento PBEM War in the East questa settimana
Mi sono accorto di aver sbagliato i conti e c'è una settimana ancora di bel tempo oltre a quella di questo turno. Spero di non essermi esposto troppo contando sulla presenza del fango e che il mio avversario non rischi un attacco in profondità con il fango, perchè ho già ritirato truppe per preparare le armate per l'offensiva d'inverno: sul fronte del Don in particolare sono esposte e spero che non tenti il colpaccio ma si limiti a cercare di contenerle.
Per l'offensiva di inverno, ho pensato sostanzialmente ad un attacco convergente lungo la strada che porta da Stalingrando a Rostov, soprattutto perchè devo garantirmi i rifornimenti ed è l'unica strada principale: l'attacco sarà da Nord sia da ovest, con attacchi di supporto sia da est che alla base del saliente. Dato che durante il periodo del fango avrà tempo per fortificarsi, sto costruendo parecchie unità di genieri e artiglieria.
La divisione corazzata finlandese è kaputt.
Per l'offensiva di inverno, ho pensato sostanzialmente ad un attacco convergente lungo la strada che porta da Stalingrando a Rostov, soprattutto perchè devo garantirmi i rifornimenti ed è l'unica strada principale: l'attacco sarà da Nord sia da ovest, con attacchi di supporto sia da est che alla base del saliente. Dato che durante il periodo del fango avrà tempo per fortificarsi, sto costruendo parecchie unità di genieri e artiglieria.
La divisione corazzata finlandese è kaputt.
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venerdì 2 novembre 2012
Cos'è l'Arte Operativa della Guerra?
Visto il libro che ho recensito sotto voglio creare un post sull'argomento, perchè non tutti probabilmente avranno avuto modo di conoscere il concetto di Operational Art of War.
L'arte operativa è un concetto nato immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, sviluppato dai teorici militari sovietici e poi passato ad ovest dopo la WWII. E' sostanzialmente il terzo livello dell'arte militare con strategia e tattica, e si pone nel mezzo delle due. L'arte operativa diventa così lo strumento attraverso cui la strategia raggiunge i suoi obbiettivi, mentre la tattica lo strumento dell'arte operativa.
Quello che è importante capire è che questo nuovo livello assume significato solo da metà del XIX secolo, a causa della dimensione accresciuta degli eserciti e dalla maggiore potenza e raggio di fuoco delle armi. Isserson vede nella guerra franco-prussiana il primo conflitto in cui l'operazione assume carattere di strumento strategico primario.
Nonostante molti cerchino di applicare il concetto in modo anacronistico ai periodi precedenti, in realtà stanno alterando il concetto per inquadrarlo alla loro teoria: dimensione degli eserciti e armamento sono i prerequisiti essenziali dell'arte operativa.
Isserson vede nelle campagne napoleoniche la stessa natura delle guerre precedenti: lo scontro tattico assume importanza autonoma rispetto alla strategia, anzi spesso il fine stesso della strategia è arrivare allo scontro tattico o evitarlo. Naturalmente l'operazione strategica è presente (parliamo di marcia lungo una direttrice strategica, la linea di operazione), ma essa è rilevante solo ai fini logistici, non finalizzata all'accerchiamento strategico. Gli eserciti sono troppo piccoli per tagliare strategicamente tutte le LOP (tranne in casi eccezionali dove la differenza di forze o il terreno lo permettono) e così l'accerchiamento rimane un fatto tattico. Gli eserciti di Napoleone potevano marciare lungo LOP differenti, ma si concentravano e schieravano in un unico punto tattico per partecipare alla battaglia. Anche quando avvenivano scontri paralleli lungo LOP differenti, si trattava di situazioni causali dovute alla nebbia di guerra e non azioni coordinate finalizzate ad obbiettivi oltre lo scontro. "Marciare separati, combattere uniti" esemplifica bene l'idea di base: l'obbiettivo strategico è raggiunto attraverso una serie di azioni tattiche (assedi o battaglie), slegate fra loro (anche se parallele o successive), che minano la volontà di combattere o le risorse dell'avversario.
Quello che vale per il periodo napoleonico a maggior ragione vale per quelli precedenti.
Con la guerra franco-prussiana assistiamo ad un fenomeno differente: prima di tutto gli uomini direttamente coinvolti nell'operazione principale superano i 600.000 e l'armamento è ormai principalmente a retrocarica sia per i fucili che per l'artiglieria. La distruzione del nemico in un unico scontro diventa impossibile e l'assalto frontale devastante in termini di perdite. Von Moltke formulò un piano che non mirava allo scontro campale con i Francesi, bensì al loro accerchiamento e isolamento dalle basi logistiche. Così avvenne, anche se non certo in modo indolore e senza errori, e l'esercito francese venne diviso in due tronconi, accerchiato a Sedan e Metz e costretto alla resa. Ma anche questo non portò alla resa immediata della Francia, le cui risorse le permisero di mobilitare altre truppe e di combattere ancora per svariati mesi, a riprova che uno stato moderno non poteva essere distrutto da eventi tattici o da singole operazioni. Nella manovra strategica di Moltke, gli scontri tattici (come Gravelotte o Mars) sono solo eventi interni dell'operazione, a cui è affidato il compito strategico. Essi possono avvenire solo come risultato dell'azione difensiva di opporsi all'operazione in uno o più punti, ma non ne cambiano la natura (se non nella possibilità di bloccarla, costringendo l'attaccante ad attaccare nuovamente per poter proseguire oppure cambiare piano operativo) ne sono essenziali.
Isserson chiama questo periodo della "strategia lineare": gli eserciti, in virtù della dimensione e della nuova potenza delle armi, estendono il proprio fronte sempre più a scapito della profondità, per decine di km cercando di aggirare i fianchi (o impedirlo) e se possibile l'intere esercito, o comunque costringerlo ad arretrare su nuove linee difensive, finchè gli obbiettivi strategici non siano raggiunti. La battaglia frontale generale è diventata troppo costosa e non garantisce più un risultato strategico.
La strategia lineare, raggiunge la proprio fine nella WWI, quando la dimensione stessa degli eserciti toglie la possibilità dell'aggiramento: un'unica linea copre il fronte da confine a confine. I contendenti sono costretti a crearsi il fianco, attraverso lo sfondamento. La profondità delle difese aumenta, adesso linee multiple di trincee profonde km impediscono un rapido sfondamento: alla fine della guerra, i vari contendenti hanno trovato vari modi per avere ragione delle difese profonde, ma non per sfruttare le sfondamento conseguente. Così il difensore viene spinto indietro, ma riesce a chiudere il varco prima che l'attaccante possa sfruttarlo. Insomma una serie di eventi tattici, estremamente costosi, diventano lo strumento per usurare l'avversario con come risorse, ma non lo strumento di una azione di annientamento.
Questo è il punto di partenza delle teorie sulle operazioni profonde: il raggiungimento dell'obbiettivo strategico deve essere la conseguenza di una serie consecutiva o parallela di operazioni, collegate tra loro. L'azione operativa deve avvenire per tutta la profondità operativa avversaria (100-200 km dietro la linea tattica di difesa) e costringerlo (attraverso l'accerchiamento o la minaccia alle sue linee di approvvigionamento) ad arretrare ad una linea difensiva molto arretrata per ricostruire la propria area operativa. Da qui l'attaccante comincerà appena possibile una nuova operazione, conseguenza della prima.
Strumento delle operazioni sono le armate, ma durante la guerra russo-tedesca si vedranno intere operazioni multi-Fronte (Fronte equivale a Gruppo d'armate nella terminologia militare russa). Prima fase dell'operazione è lo sfondamento (battaglia profonda): la forza di sfondamento (Shock Army), deve colpire e sfondare le difese tattiche multi-strato dell'avversario lungo tutta la sua profondità, usando tutte gli strumenti moderni (aerei, carri di supporto fanteria, fanteria, artiglieria); nel momento in cui le difese nel punto di sfondamento vengono meno o sono sufficientemente indebolite, nel varco deve essere immesso il gruppo di sfruttamento (cavalleria e forze meccanizzate veloci), il cui compito sarà non solo di occupare le zone rilevanti nell'area operativa avversaria, ma anche di affrontare sconfiggere le riserve operative avversarie che cercano di chiudere la falla (ed è questo quello che non avveniva nella WWI). In caso di sfondamenti multipli, le forze di sfruttamento possono congiungersi tra loro per accerchiare le forze tattiche rimaste nel mezzo. Una serie consecutiva di operazioni di questo tipo lungo un asse strategico o più asse strategici, permette di raggiungere gli obbiettivi strategici della campagna.
Teorie simili si svilupparono anche a ovest (Fuller, Hart e Guderian) in particolare in relazione con l'uso dei carri armati, ma non vennero accolte dagli eserciti (Gran Bretagna e Francia) o non furono codificate in modo coerente nei manuali operativi (Germania). Una particolare differenza tra le teorie dell'arte della guerra operativa e quelle della Blitzkrieg risiede proprio nel momento tattico: mentre i tedeschi impiegarono il corpo di sfruttamento anche nell'azione tattica di sfondamento, i sovietici sono contrari, perchè quest'ultimo risulterebbe troppo indebolito dallo scontro con le difese tattiche per poter affrontare le riserve operative. Naturalmente la differenza sta nella qualità delle difese tattiche avversarie: in Polonia, Francia e nel 1941 in Russia, le difese tattiche non furono così accanite o forti da causare serie problemi ai carri; ma già nel 1943 a Kursk, l'azione di sfondamento a sud del saliente risultò compromessa dalla perdite subite a causa delle difese tattiche. L'azione a nord del saliente, eseguita secondo i concetti sovietici, non ebbe successo perchè ormai i tedeschi non avevano la fanteria, artiglieria e mezzi di supporto necessari per avere ragione delle difese russe nell'area.
Naturalmente anche i sovietici, quando incontrarono difese deboli, non si fecero problemi ad impiegare le forze di sfruttamento fin da subito, come accadde in Manciuria nel 1945.
L'arte operativa è un concetto nato immediatamente dopo la Prima Guerra Mondiale, sviluppato dai teorici militari sovietici e poi passato ad ovest dopo la WWII. E' sostanzialmente il terzo livello dell'arte militare con strategia e tattica, e si pone nel mezzo delle due. L'arte operativa diventa così lo strumento attraverso cui la strategia raggiunge i suoi obbiettivi, mentre la tattica lo strumento dell'arte operativa.
Quello che è importante capire è che questo nuovo livello assume significato solo da metà del XIX secolo, a causa della dimensione accresciuta degli eserciti e dalla maggiore potenza e raggio di fuoco delle armi. Isserson vede nella guerra franco-prussiana il primo conflitto in cui l'operazione assume carattere di strumento strategico primario.
Nonostante molti cerchino di applicare il concetto in modo anacronistico ai periodi precedenti, in realtà stanno alterando il concetto per inquadrarlo alla loro teoria: dimensione degli eserciti e armamento sono i prerequisiti essenziali dell'arte operativa.
Isserson vede nelle campagne napoleoniche la stessa natura delle guerre precedenti: lo scontro tattico assume importanza autonoma rispetto alla strategia, anzi spesso il fine stesso della strategia è arrivare allo scontro tattico o evitarlo. Naturalmente l'operazione strategica è presente (parliamo di marcia lungo una direttrice strategica, la linea di operazione), ma essa è rilevante solo ai fini logistici, non finalizzata all'accerchiamento strategico. Gli eserciti sono troppo piccoli per tagliare strategicamente tutte le LOP (tranne in casi eccezionali dove la differenza di forze o il terreno lo permettono) e così l'accerchiamento rimane un fatto tattico. Gli eserciti di Napoleone potevano marciare lungo LOP differenti, ma si concentravano e schieravano in un unico punto tattico per partecipare alla battaglia. Anche quando avvenivano scontri paralleli lungo LOP differenti, si trattava di situazioni causali dovute alla nebbia di guerra e non azioni coordinate finalizzate ad obbiettivi oltre lo scontro. "Marciare separati, combattere uniti" esemplifica bene l'idea di base: l'obbiettivo strategico è raggiunto attraverso una serie di azioni tattiche (assedi o battaglie), slegate fra loro (anche se parallele o successive), che minano la volontà di combattere o le risorse dell'avversario.
Quello che vale per il periodo napoleonico a maggior ragione vale per quelli precedenti.
Con la guerra franco-prussiana assistiamo ad un fenomeno differente: prima di tutto gli uomini direttamente coinvolti nell'operazione principale superano i 600.000 e l'armamento è ormai principalmente a retrocarica sia per i fucili che per l'artiglieria. La distruzione del nemico in un unico scontro diventa impossibile e l'assalto frontale devastante in termini di perdite. Von Moltke formulò un piano che non mirava allo scontro campale con i Francesi, bensì al loro accerchiamento e isolamento dalle basi logistiche. Così avvenne, anche se non certo in modo indolore e senza errori, e l'esercito francese venne diviso in due tronconi, accerchiato a Sedan e Metz e costretto alla resa. Ma anche questo non portò alla resa immediata della Francia, le cui risorse le permisero di mobilitare altre truppe e di combattere ancora per svariati mesi, a riprova che uno stato moderno non poteva essere distrutto da eventi tattici o da singole operazioni. Nella manovra strategica di Moltke, gli scontri tattici (come Gravelotte o Mars) sono solo eventi interni dell'operazione, a cui è affidato il compito strategico. Essi possono avvenire solo come risultato dell'azione difensiva di opporsi all'operazione in uno o più punti, ma non ne cambiano la natura (se non nella possibilità di bloccarla, costringendo l'attaccante ad attaccare nuovamente per poter proseguire oppure cambiare piano operativo) ne sono essenziali.
Isserson chiama questo periodo della "strategia lineare": gli eserciti, in virtù della dimensione e della nuova potenza delle armi, estendono il proprio fronte sempre più a scapito della profondità, per decine di km cercando di aggirare i fianchi (o impedirlo) e se possibile l'intere esercito, o comunque costringerlo ad arretrare su nuove linee difensive, finchè gli obbiettivi strategici non siano raggiunti. La battaglia frontale generale è diventata troppo costosa e non garantisce più un risultato strategico.
La strategia lineare, raggiunge la proprio fine nella WWI, quando la dimensione stessa degli eserciti toglie la possibilità dell'aggiramento: un'unica linea copre il fronte da confine a confine. I contendenti sono costretti a crearsi il fianco, attraverso lo sfondamento. La profondità delle difese aumenta, adesso linee multiple di trincee profonde km impediscono un rapido sfondamento: alla fine della guerra, i vari contendenti hanno trovato vari modi per avere ragione delle difese profonde, ma non per sfruttare le sfondamento conseguente. Così il difensore viene spinto indietro, ma riesce a chiudere il varco prima che l'attaccante possa sfruttarlo. Insomma una serie di eventi tattici, estremamente costosi, diventano lo strumento per usurare l'avversario con come risorse, ma non lo strumento di una azione di annientamento.
Questo è il punto di partenza delle teorie sulle operazioni profonde: il raggiungimento dell'obbiettivo strategico deve essere la conseguenza di una serie consecutiva o parallela di operazioni, collegate tra loro. L'azione operativa deve avvenire per tutta la profondità operativa avversaria (100-200 km dietro la linea tattica di difesa) e costringerlo (attraverso l'accerchiamento o la minaccia alle sue linee di approvvigionamento) ad arretrare ad una linea difensiva molto arretrata per ricostruire la propria area operativa. Da qui l'attaccante comincerà appena possibile una nuova operazione, conseguenza della prima.
Strumento delle operazioni sono le armate, ma durante la guerra russo-tedesca si vedranno intere operazioni multi-Fronte (Fronte equivale a Gruppo d'armate nella terminologia militare russa). Prima fase dell'operazione è lo sfondamento (battaglia profonda): la forza di sfondamento (Shock Army), deve colpire e sfondare le difese tattiche multi-strato dell'avversario lungo tutta la sua profondità, usando tutte gli strumenti moderni (aerei, carri di supporto fanteria, fanteria, artiglieria); nel momento in cui le difese nel punto di sfondamento vengono meno o sono sufficientemente indebolite, nel varco deve essere immesso il gruppo di sfruttamento (cavalleria e forze meccanizzate veloci), il cui compito sarà non solo di occupare le zone rilevanti nell'area operativa avversaria, ma anche di affrontare sconfiggere le riserve operative avversarie che cercano di chiudere la falla (ed è questo quello che non avveniva nella WWI). In caso di sfondamenti multipli, le forze di sfruttamento possono congiungersi tra loro per accerchiare le forze tattiche rimaste nel mezzo. Una serie consecutiva di operazioni di questo tipo lungo un asse strategico o più asse strategici, permette di raggiungere gli obbiettivi strategici della campagna.
Teorie simili si svilupparono anche a ovest (Fuller, Hart e Guderian) in particolare in relazione con l'uso dei carri armati, ma non vennero accolte dagli eserciti (Gran Bretagna e Francia) o non furono codificate in modo coerente nei manuali operativi (Germania). Una particolare differenza tra le teorie dell'arte della guerra operativa e quelle della Blitzkrieg risiede proprio nel momento tattico: mentre i tedeschi impiegarono il corpo di sfruttamento anche nell'azione tattica di sfondamento, i sovietici sono contrari, perchè quest'ultimo risulterebbe troppo indebolito dallo scontro con le difese tattiche per poter affrontare le riserve operative. Naturalmente la differenza sta nella qualità delle difese tattiche avversarie: in Polonia, Francia e nel 1941 in Russia, le difese tattiche non furono così accanite o forti da causare serie problemi ai carri; ma già nel 1943 a Kursk, l'azione di sfondamento a sud del saliente risultò compromessa dalla perdite subite a causa delle difese tattiche. L'azione a nord del saliente, eseguita secondo i concetti sovietici, non ebbe successo perchè ormai i tedeschi non avevano la fanteria, artiglieria e mezzi di supporto necessari per avere ragione delle difese russe nell'area.
Naturalmente anche i sovietici, quando incontrarono difese deboli, non si fecero problemi ad impiegare le forze di sfruttamento fin da subito, come accadde in Manciuria nel 1945.
domenica 7 ottobre 2012
War of the Century documentario inglese
Ho trovato questo bel documentario della BBC sulla guerra sul fronte orientale. Dato che è della BBC la qualità è garantita.
venerdì 5 ottobre 2012
Documentario sovietico sulla Guerra in Afghanistan
Ho trovato questo documentario di simil-propaganda sovietico sulla guerra in Afghanistan 1979-1989, poco dopo la sua fine.
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